Certificazioni Prodotti Enogastronomici
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Riconosciute in tutto il mondo, queste certificazioni sono nate per difendere consumatori, prodotti tipici e territori di origine dalle produzioni di scarsa qualità e dalle contraffazioni. Eatalian Experience offre materie prime e prodotti trasformati certificati a marchio DOP, IGP, STG, BIO e PAT.
Acronimo di Denominazione di Origine Protetta. È la sigla più conosciuta e utilizzata quando si parla di prodotti tipici, ed è ufficialmente riconosciuta e condivisa a livello europeo. Il sigillo Dop è assegnato solo a specialità alimentari prodotte e lavorate in aree precise e i prodotti che ricevono il marchio devono rispettare un determinato disciplinare di produzione che descrive storia, territorio e lavorazione del prodotto.Esempi di prodotti DOP sono l’olio extravergine di oliva Terre di Bari, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, Pomodorini del Piennolo del Vesuvio.
IGP significa Indicazione Geografica Protetta. E’ un marchio che viene attribuito a prodotti agricoli, alimenti o vini che garantisce la loro provenienza locale. E’ meno restrittivo rispetto a una DOP, perché per ottenere il marchio IGP basta che una fase del processo di realizzazione avvenga nel territorio geografico di appartenenza, mentre la DOP richiede l’intero processo. Esempi di prodotti IGP, sono i Capperi di Pantelleria, la Pasta di Gragnano, la Cipolla di Tropea.
STG, significa Specialità Tradizionali Garantite. È un marchio per quei prodotti enogastronomici che hanno qualcosa, come un metodo di produzione o della composizione, legato alla tradizione di una zona, ma che non vengono prodotti solo ed esclusivamente in quella zona. Una preparazione STG deve avere anche una storicità, di solito almeno 30 anni di esistenza. Non sono legati quindi sempre e del tutto geograficamente, ma culturalmente, storicamente, socialmente. Attualmente i prodotti STG in Italia sono pochi, ne fanno parte tra gli altri la pizza napoletana e la mozzarella.
Anche i prodotti STG devono rispettare un disciplinare di produzione che indica le regole per il procedimento di creazione, gli ingredienti, la qualità delle materia prime ma che spiega anche il perchè della specificità del prodotto.
Il logo biologico certifica e assicura che il prodotto, sia che provenga da coltivazioni, allevamento o trasformazione, è stato ottenuto seguendo in tutti i dettagli la Regolamentazione europea sull’agricoltura biologica e la legislazione nazionale.
A tutela del consumatore, non solo chi produce, ma anche chiunque venda prodotti marchiati come biologici (freschi o trasformati, in campagna, all’ingrosso o al dettaglio), deve essere sottoposto al controllo, con ispezioni in loco. Ogni organismo ha un proprio codice che viene riportato sull’etichetta del prodotto insieme al logo biologico dell’Unione europea.
Le regole in materia di etichettatura e uso del logo sono rigorose, per difendere i consumatori da confusioni con altro tipo di coltivazioni di denominazione fantasiosa quali “agricoltura ecologica”, “naturale”, “pulita” (per cui mancano sia criteri per la denominazione che il minimo quadro di controllo). L’etichetta biologica non può essere utilizzata per i prodotti che contengono organismi geneticamente modificati (OGM).
È un riconoscimento che viene predisposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in collaborazione con le singole regioni. Identifica tutti quei prodotti che vengono ottenuti utilizzando metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura “consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai 25 anni”. Sono quindi tutti quegli alimenti e bevande legati profondamente ad un territorio molto ristretto, nonché unici nel loro genere. Esempi di prodotti PAT sono la Nduja Calabrese, il Guanciale di Amatrice ed il Caciocavallo Podolico.